Carlo Levi

Associazione Culturale "Centro Carlo Levi" Matera

Carlo Levi - Lucania '61 (particolare)

CARLO LEVI - profilo biografico

Carlo Levi nasce a Torino il 29 novembre 1902, figlio di Ercole Levi e di Annetta Treves, sorella del leader socialista Claudio.

Studia al liceo Alfieri di Torino, frequentato in quegli stessi anni da Leone Ginzburg, Massimo Mila, Giulio Einaudi, Giaime Pintor e Cesare Pavese. Nel 1924 si laurea in medicina, e diventa assistente presso la Clinica Medica dell’Università di Torino ove conduce studi sperimentali su epatopatie e malattie delle vie biliari.

Dal 1922 collabora alla rivista «La Rivoluzione Liberale» di Piero Gobetti, stringendo i rapporti con l’area antifascista torinese.

Aderisce poi a “Giustizia e Libertà”, fondatanel 1929 a Parigi dai fratelli Rosselli (con Emilio Lussu, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi), divenendone importante esponente a Torino; collabora alla stesura del suo Programma Rivoluzionario (1931) e pubblica alcuni articoli sui «Quaderni di Giustizia e Libertà»; trasforma così i suoi frequenti viaggi a Parigi come pittore, in rischiosi contatti con i fuoriusciti antifascisti.

Contemporaneamente s’interessa di pittura ed espone per la prima volta nel 1923, nell’ambito della Quadriennale di Torino; nello stesso anno conosce Felice Casorati, tramite Gobetti, e dal 1924 partecipa con regolarità alla Biennale di Venezia.

Iniziano i suoi frequenti soggiorni a Parigi, dove si ferma talvolta per lungo tempo a dipingere. Nel 1929 espone con il gruppo dei “Sei di Torino” – sostenuti da Edoardo Persico e Lionello Venturi – a Torino, Genova e Milano; e poi a Londra, Roma (I Quadriennale) e New York (Syracuse).

A Roma conosce Guttuso e, con Enrico Paulucci, comincia a interessarsi anche di scenografia e sceneggiatura per la società cinematografica Cines.

Dal 1932 al 1934 è quasi esclusivamente a Parigi ove organizza alcune mostre personali. Arrestato nel marzo del 1934 per i suoi collegamenti con Giustizia e Libertà, viene rilasciato in maggio; ma è arrestato per la seconda volta nel maggio 1935 e condannato a tre anni di confino di polizia in Lucania, prima a Grassano, poi ad Aliano, che diverrà la Gagliano del suo “Cristo”.

Viene liberato dal confino nel maggio del 1936, per l’amnistia seguita alla proclamazione dell’Impero.

Tra il novembre del 1936 ed il maggio 1937 esponeopere realizzate in Lucania a Milano, Genova, Roma, e New York.

Nel 1939 è costretto dalle leggi razziali a fuggire in Francia; qui scrive, nell’imminenza della seconda guerra mondiale, “Paura della Libertà”, saggio filosofico che indaga sulle regressioni che hanno portato le società di massa a sottomettersi a regimi totalitari.

Nel 1941 ritorna in Italia, stabilendosi a Firenze,dove scrive, in clandestinità, il “Cristo si è fermato a Eboli” (pubblicato nel 1945), racconto del suo confino in Lucania, e dei miti, superstizioni e valori del mondo contadino, che l’avevano folgorato; e ne accompagneranno definitivamente l’esistenza.

Ha un ruolo di primo piano nel Partito d’Azione; arrestato nella primavera del 1943, è liberato il 26 luglio dello stesso anno; è membro del Comitato toscano di liberazione ed è condirettore del quotidiano fiorentino «La Nazione del Popolo», organo del CLN. Nel giugno del 1945 si trasferisce a Roma, dove dirige «L’Italia libera», organo nazionale del Partito d’Azione.

Tra il 1947 ed il 1949 collabora al quotidiano “L’Italia Socialista”, diretto da Aldo Garosci, pubblicando un centinaio di “disegni politici”, che rappresentano ironicamente le vicende politiche e sociali che caratterizzavano gli anni di formazione dello Stato Repubblicano; vicendeche successivamente descrive nel romanzo “L’Orologio”, pubblicato nel 1950.

Riprende l’attività espositiva, con mostre in Italia, a New York (1947), ed altre rassegne periodiche;nel 1954 la Biennale di Venezia organizza una sua sala personale, con molti dipinti di soggetto lucano.

L’attività artistica prosegue intensa per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta, intrecciata alla sua costante produzione letteraria e alla sua presenza sulla scena politica.

Tra il 1951 e il 1952, compie viaggi in Calabria, accompagnato da Rocco Scotellaro, poi in Sicilia e in Sardegna.

È del 1955 il suo viaggio in Urss; l’anno successivo si reca in India e, nel 1959, è in Cina. Nel 1955 pubblica “Le parole sono pietre” (tre giornate in Sicilia); nel 1959: “La doppia notte dei tigli”; nel 1960: “Un volto che ci somiglia” (Ritratto dell’Italia) e nel 1964: “Tutto il miele è finito”.

Nel 1961, per il padiglione della Lucania ad «Italia 61» (Torino), dipinge un grande affresco (“telero”) dedicato alla vita lucana, ed alla morte di Rocco Scotellaro.

Nel 1963 è eletto senatore come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano, e riconfermato nel 1968; fa parte della Commissione Parlamentare Istruzione Pubblica e Belle Arti.

Nel 1973 è colpito da distacco della retina ed è sottoposto a due interventi chirurgici. In stato di temporanea cecità, realizza 140 disegni e scrive, con l’ausilio di uno speciale telaio, l’opera che sarà pubblicata postuma con il titolo “Quaderno a cancelli”.

Nel 1974 un’ampia mostra antologica della sua produzione figurativa è organizzata al Palazzo Te di Mantova. Insieme a Guttuso e a Cagli ha l’incarico di realizzare un’opera che ricordi l’eccidio delle Fosse Ardeatine: Cagli illustra l’oppressione, Guttuso il massacro, Levi la liberazione.

Fra il 7 e il 10 dicembre compie l’ultima visita in Basilicata, presentando una cartella di 7 litografie ispirate al Cristo si è fermato a Eboli, pubblicata dall’editore Esposito di Torino.

Ricoverato in ospedale il 23 dicembre 1974, muore a Roma il 4 gennaio 1975.

Verrà sepolto in Basilicata, ad Aliano, nella terra dei suoi contadini, a perpetua testimonianza di “quell’ideale di riscatto sociale e civile dell’Italia del Sud cui aveva dedicato tanta parte della sua esistenza;e di quel mondo contadino escluso dalla storia, che con lui sembra ritornare alla storia” (Giovanni Russo).